Sull'uso originale e non contraddittorio della magia e tutto ciò che la riguarda.
Non si può definire la magia. Non esiste; dunque ogni autore ha il diritto di adoperare, nel romanzo, magia del tipo che preferisce.
Per fare un po' di ordine, si potrebbero raggruppare le varie manifestazioni di magia nelle seguenti "categorie":
- Illusioni
- Incantesimi alchemici
- Incantesimi orali
- Quattro
- Incantesimi gestuali
- Incantesimi naturali
Nell'Occhio del mondo di Jordan c'è una donna che, in un momento di particolare pericolo, spaventa il nemico manifestandosi come una specie di gigante. Il personaggio stesso poi giustificherà la cosa come scherzi delle ombre, dato che era notte. Nelle Cronache del ghiaccio e del fuoco di Martin un personaggio, tale Jaqen H'gar, semplicemente si passa una mano davanti al volto cambiandone le fattezze (e cambia anche il colore dei capelli).
A mio parere, le illusioni sono il miglior tipo di magia. Non deve essere per forza palesata: le illusioni possono essere semplici illusioni, scherzi della vista, o manifestazione magiche che illudono la vista (o solo una persona specififca).
2. Gli incantesimi "alchemici"
Con "alchemici" mi riferisco a quel tipo di magia attuabile solo attraverso la preparazione di pozioni o simili: in questo caso la magia non appartiene a nessuno, se non al miscuglio di particolari ingredienti, ed è solo un tipo distorto di scienza, un'alchimia. Una pozione d'amore può essere considerata magica. Ma basterebbe anche una tazza di cioccolata calda per mettere due persone in sintonia (grazie all'effetto del cioccolato sul cervello).
In Harry Potter, per esempio, questo tipo di magia non è direttamente collegato con le capacità magiche degli individui.
3. Gli incantesimi orali
Gli incantesimi che per essere lanciati necessitano di una parola, una formula orale, non sono sempre ben visti.
Si suole far riferimento, quasi sempre, a una lingua antica o misteriosa. In Eragon (sigh, perdonatemi) si parla di una lingua che chiama le cose con il loro vero nome. In Harry Potter si parla un presunto latino (un esplicito riferimento alla cultura europea dell'occulto).
Questo tipo di incantesimi non piace molto: credo sia perché l'idea di fondo, radicata in ognuno di noi, è che la magia sia un "dono" per pochi, ergo sarebbe troppo facile pronunciare due parole e lanciare una palla di fuoco. E forse il nostro animo romantico rifiuta la facilità della cosa. Chi lo sa?
Talvolta invece le parole sono solo un aiuto (immedesimazione) all'evocazione della magia.
4. Quattro
Quattro.
5. Incantesimi gestuali
Gli incantesimi evocati con i gesti sono i più diffusi, forse, nel fantasy. Si possono facilmente accettare. È possibile che per evocare certe magie sia necessario immedesimarsi attraverso i gesti.
6. Incantesimi naturali
In alcuni fantasy si può leggere di fonti magiche, boschi incantati (vabe', non proprio così magari), o monti maledetti. Reputo questo tipo di magia "indiretta", spontanea, credibile. Nell'ambientazione di Terry Brooks nel ciclo di Shannara, c'è un lago presso il quale appare una specie di spirito, per esempio. La magia intesa come entità primitiva, indipendente e naturale, mi sembra incontestabile, come invece potrebbe esserlo se intesa come arte innata o da apprendere.
Tutto sommato, essendo la magia qualcosa che non esiste, non si possono fissare dei confini esatti. Credo però che, oltre alla coerenza, sia necessario anche riflettere un po' sul concetto stesso di magia.
Se a metà romanzo facciamo teletrasportare il protagonista perché ci fa comodo, per farlo scappare da un'orda di barbari assassini, non saremo coerenti, perché se il protagonista era già in possesso di quell'abilità, avrebbe potuto sfruttarla in altre occasioni - tranne se giustifichiamo la cosa con qualche motivo valido.
Sarebbe opportuno dunque modellare l'ambientazione in base alla magia che concepiamo, facendo rientrare il tutto nei limiti dell' "ordine". Non è, a mio parere, una limitazione della fantasia, ma un potenziamento di essa attraverso la riflessione.